In uno scenario congiunturale che per il mondo del vino italiano è stato e rimane difficile – lo sarà fino al 2025, questa la previsione – Fantini Wines ha fatto scelte precise: consolidare la propria identità forte; mantenere un eccellente rapporto tra prezzo e qualità senza cedere di un millimetro su questo secondo fattore; allargare ancora i propri mercati d’esportazione – ormai siamo a più di 90 Paesi in tutto il mondo – in modo da poter meglio ammortizzare le crisi localizzate; riaffermare la propria vocazione all’on trade, quindi il canale Horeca, dopo essersi ben posizionata tatticamente anche sull’off trade durante i lockdown; investire nello sviluppo e nella ricerca, in modo da continuare a catturare i trend mutevoli dei consumatori internazionali. E poi, dice il fondatore e amministratore delegato Valentino Sciotti, operare per «riportare le marginalità ai livelli che ci competono». Sforzo subito coronato da successo, tanto che il gruppo ha chiuso il 2023 con un margine operativo lordo in piccola ma significativa crescita, dal 21,65 al 21,92%.
È dunque un quadro con molte luci e poche ombre quello che offre di sé, nei giorni del Vinitaly, l’azienda vitivinicola fondata a Ortona nel 1994 e diventata leader tra quelle esportatrici nel Sud Italia, grazie a un’attenta politica votata alla più alta ricerca qualitativa e di marketing. A voler individuare la decisione strategica grazie alla quale Fantini ha saputo far fronte a questi mesi complicati, di certo bisogna risalire ai primi mesi dello scorso anno: «Erano momenti molto difficili per tutto il comparto. A un certo punto è stato necessario porsi una domanda chiave: meglio difendere il fatturato o le marginalità? Non c’era spazio per fare l’una e l’altra cosa insieme, con l’inflazione galoppante e una struttura commerciale da tempo sotto stress. Inizialmente abbiamo optato per mantenere il livello precedente del fatturato…». Poi, la correzione di tiro: meglio lavorare duramente per riportare le marginalità ai livelli plausibili, «così siamo arrivati a fine anno con un fatturato sceso di poco (-4,5% a 87,5 milioni di euro), ma le marginalità sono risalite e abbiamo ottenuto quello che volevamo», un’Ebitda al 21,92% «evitando di fare tagli, sia sul commerciale che sulle spese di marketing. Anzi, scommettendo e investendo sul futuro. Ora possiamo dire che la cosa ci sta ripagando».
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