100 anni di storia del mustacchio

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Da quelli all’insù di Dalí ai “manubrio” riportati in auge dagli Hipster, i baffi sono ancora oggi il dettaglio beauty più eloquente e sofisticato di sempre. Per questo, nel mese di novembre che vede i baffi protagonisti, Treatwell, leader in Europa nella prenotazione online di servizi beauty e wellness, ha deciso di ripercorrere l’evoluzione della moda del mustacchio che ha caratterizzato il secolo scorso. Dai primi anni ’10 agli ultimi del 900, ecco raccontati da Francesco D’Attis, Men’s Hair Stylist di Belloveso, le tecniche di realizzazione e i consigli per sfoggiare oggi i sette baffi più iconici del passato.

Anni ‘10: baffo a manubrio – Spiccano nelle foto in bianco e nero dei primi del 900 e li hanno recentemente riportati alla luce gli Hipster: sono gli inconfondibili baffoni alla manubrio, così detti, appunto, per la forma che ricorda l’impugnatura dei mezzi a due ruote. Sono l’ideale per quegli uomini che presentano un viso a forma di diamante, cioè tondo ma con un mento sottile e poco squadrato. Per la realizzazione, oltre alla pazienza di almeno un mese per la crescita del baffo stesso, si lavora a colpi esclusivamente di forbice lasciando la tecnica della rasatura elettrica alla barba circostante. Una volta creata la forma dai professionisti del barbering, è importante riservare al baffo una routine di bellezza quotidiana in cui alternare i tre passaggi fondamentali di detersione, idratazione e styling. I baffi vanno infatti puliti con uno shampoo specifico per peli ispidi e spessi come sono quelli della barba ogni due o tre giorni, poi idratati con olii emollienti per evitare che la pelle sottostante si irriti o diventi eccessivamente secca e infine messi in ordine con spazzola e cera per creare il tipico movimento all’insù.

Anni ‘20-‘30: baffo a fiammifero – Resi celebri grazie alla loro rappresentazione sul grande schermo, i baffi a fiammifero dei personaggi de Il Padrino si distinguono per una forma molto sottile e ben definita che oggi trova spazio sul volto di pochi gentiluomini dallo stile retrò. A differenza di quelli pieni, queste due linee molto fini non richiedono un’elevata attenzione nella fase della pulizia e di applicazione della cera, bensì nello shaving intorno alle labbra e ai due “fiammiferi”, la cui forma deve essere ripresa tutte le mattine con una cura certosina alle proporzioni. 

Anni ‘40-‘50: baffo alla tricheco – Nelle due decadi centrali dello scorso secolo sono stati i baffoni leggendari di Stalin a dettare la moda, eppure anche oggi qualcuno ha ripreso a sfoggiarli con fierezza. Se la forma folta dei due cespugli sopra la bocca rimane univoca, oltre che inconfondibile, la lunghezza della barba che ne fa da cornice può avere un peso nel look finale: ordinato e saggio se si sceglie una rasatura totale, più bad boy e trasandato con un pelo lasciato crescere fino a tre millimetri. Per mantenere lo stile alla tricheco la chiave del successo sta tutta nella sapiente capacità di calibrare le lunghezze tra baffo e barba, nonché nell’idratazione della pelle che sotto tutto quel pelo deve pur sempre respirare.

Anni ‘60: baffo alla Dalí – Con lunghezze ipnotiche che sfidano la gravità, i baffi-antenna portati da Salvador Dalí sono sicuramente una delle opere d’arte che lo hanno reso il pittore più eccentrico e famoso dell’epoca surrealista. Si tratta di un vero e proprio gioco di stile adatto a chi è disposto a intraprendere un processo di crescita dei peli che va dai sei ai sette mesi. Sin dall’inizio è importante abituare il baffo alla direzione all’insù delle punte, applicando ogni mattina una cera solida dal fissaggio molto forte e ritoccando le lunghezze ogni massimo due settimane. A chi stanno bene? Ai visi giovani e magri ai quali di certo non dispiace passare inosservati.

Anni ‘70: baffo a ferro di cavallo – I baffi a ferro di cavallo o “biker moustache”, perché accessorio immancabile di tutti i centauri, sono una vera e propria catapulta nelle American vibes degli anni ‘70. La forma è quella di una “U” rovesciata e si ottiene rasando accuratamente le guance e la zona centrale del mento, incorniciata da due strisce verticali di peli parallele che s’incontrano centralmente sopra il labbro superiore. Una volta definiti i profili, la lunghezza e i volumi dei baffi, il rituale di mantenimento del mustacchio più rock di sempre consiste in un semplice shaving quotidiano e totale nelle zone che devono rimanere glabre intorno alla “U”.

Anni ‘80: baffo alla Chevron – Li hanno resi iconici star del calibro di Tom Selleck e Freddy Mercury, eppure a distanza di quarant’anni i baffi alla Chevron non perdono il loro sex appeal. Sono la soluzione ideale per tutti quegli uomini che intraprendono per la prima volta l’arte del mustacchio, che si mantiene lungo e senza troppi interventi in styling. È un modello che asseconda la crescita naturale dei peli che possono infatti cadere sul labbro superiore in modo selvaggio, senza però apparire disordinato.

Anni ‘90-primi 2000: baffo da pirata

Col passare degli anni, la tendenza a minimizzare gli sforzi e la definizione della forma dei baffi si conferma con lo stile da corsaro sfoggiato da Johnny Depp in Pirati dei Caraibi: una peluria non troppo folta e precisa che ricorda quella degli adolescenti alle prime armi con il rasoio. È una tendenza che non necessita di troppe attenzioni, se non una pulizia accurata con shampoo specifico ogni due giorni e l’applicazione di un balsamo idratante sulle estremità delle lunghezze.

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